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26 ottobre 2017

Il barman di oggi? Un po’ artista e un po’ psicologo.

Ci racconta tutto Erik Fontana, barman del prestigioso Palace Hotel di Milano Marittima.

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La professione del barman è, proprio come un buon cocktail, una perfetta miscela di ingredienti di ottima qualità, sapientemente dosati ed equilibrati tra di loro, distribuiti secondo un criterio ben preciso ma che può essere variato con una buona dose di creatività e di passione.

Ma come è cambiata nel tempo questa professione? Lo abbiamo chiesto a Erik Fontana, barman del Palace Hotel di Milano Marittima, prestigioso 5 stelle del Gruppo Batani Select Hotels.

Il barman moderno, o bartender, viene definito un artista di grande sensibilità. Cosa c’è di vero?
Io sono un barman di vecchio stampo, cresciuto con la mentalità del Grand Hotel, e lavoro in modo totalmente diverso dagli street bar, dove conta solo la tendenza, tralasciando quello che secondo me un vero barman deve sapere. Perciò non mi sento di definirmi un barman moderno.

Il vero barman sa riconoscere l’umore di chi gli sta di fronte? E ci sono cocktail adatti ad ogni umore?
Si, dopo tanti anni di esperienza devi sapere chi hai di fronte. Devi essere un po’ psicologo per saper cogliere lo stato d’animo del cliente e consigliargli il cocktail più adatto.

Sulla base della sua esperienza, qual è la nazione che più di ogni altra ha conservato il piacere di bere bene?La Svizzera, senza dubbio. Il cliente svizzero è rimasto quella persona che vive ancora il bar, sia prima di cena che dopo cena. Ti dà davvero soddisfazione.

Ci sono 3 “regole d’oro” che si sente di indicare a chi si avvicina a questa professione?
Certo: l’educazione, l’eleganza e tanta voglia di fare.

Un nuovo cocktail che ancora nessuno conosce ma che magari diventerà presto di tendenza?
Ovviamente di chiama “Palace”, ed composto come segue: 2cl melone fresco, 2,5cl liquore frutto passione, 3cl succo tropicale, 1,5cl vodka alla pesca, 6cl champagne o spumante metodo classico. Il tutto da versare in una coppa doppia cocktail.




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